Vita, lavoro, passioni... cosa scelgo?
Tutti ci troviamo a vivere dei periodi di scelte e grandi cambiamenti, che generalmente ci fanno riflettere sulla nostra vita: dove sto andando? Cosa sto facendo? Tante volte cerchiamo di coniugare, bilanciare e integrare la vita col lavoro, il lavoro con le passioni, le relazioni con il “luogo perfetto” ecc… Siccome siamo esseri complessi, fatti di tutti questi aspetti (più molti altri!), ci sono molti fattori in gioco che a volte cerchiamo (o dobbiamo) mettere insieme, altre volte dobbiamo lasciarci alle spalle e scaricarne altri. Certamente le grandi scelte sono eventi che prima o poi ciascuno si trova a vivere: un cambio di lavoro, un trasloco, un matrimonio, una passione, delle amicizie, o un mix di tutti questi. Provo a delineare alcuni principi che mi sento di considerare per me in questo momento, augurandomi che possano tornare utili a qualche lettore.
1.L’illusione della libertà nei parcheggi esistenziali
Abbiamo già parlato delle ragioni per cui prendere scelte definitive in una puntata del podcast e abbiamo ribadito, come diceva Pascal, che ogni scelta è un po’ morte. Un mio professore parafrasava Pascal ripetendo che “non potete diventare campioni mondiali di surf e premi Nobel per la fisica”. O l’uno o l’altro. Questa frase è importante che se la ripetano soprattutto quelli come me che, spinti dalla curiosità e da tanti interessi e passioni, tendiamo a voler coniugare tutto per non perdere nulla.
Quante volte siamo tentati dal tenere in piedi tante cose nella speranza di mantenere porte sempre aperte chè “non si sa mai”, o portare avanti tante cose in contemporanea per evitare di perdere occasioni… Il rischio è scambiare per libertà quel parcheggio esistenziale che è la “porta sempre aperta”. Spesso succede perchè siamo portati a guardare quello che perdiamo invece di puntare lo sguardo alla pienezza di quello che possiamo afferrare DOPO aver fatto una determinata scelta. L’ambiente intorno a noi non ci aiuta: viviamo in un mondo dove quotidianamente possiamo scegliere tutto, subito, senza grandi sforzi. Possiamo provare 1000 cose senza sceglierne mezza. Ed è facile trasportare questo modo di ragionare anche nelle grandi scelte della vita (non solo le scelte “definitivamente definitive” come il matrimonio, ma in generale grandi scelte che ci fanno accettare delle rinunce). Ma, come insegna Yoda: “Fare. O non fare. Non c’è provare.”
Non occorre diventare i talebani che “comprano a scatola chiusa”. O che, per non affrontare la sfida che ogni scelta comporta, si piombano a caso sulla prima scelta che passa… come chi sceglie la Margherita per non aprire il menù. Il discernimento è un arte che come tutte le arti si impara facendo. Per questo credo che sia importante dare il tempo al tempo anche nelle scelte, creando lo spazio per valutare e pianificare. Ma spesso si arriva a un punto (e quando ci pensi ti rendi conto che sei arrivato a quel punto…) in cui si intuisce di trovarsi alla rotonda della scelta in cui continui a fare calcoli, anzi ne aggiungi di nuovi e più complessi convinto che ti porteranno a chiarire la situazione, e invece sul più bello che chiudi una strada, se ne aprono tre. Ecco, non dobbiamo lasciare passare troppo tempo da quella fatidica svolta a destra perchè nell’illusione di essere liberi di avere tutte le strade a portata, sottraiamo tempo alla vera libertà : godere appieno della meta (anzi… della strada!) che quella svolta ci porterà a intraprendere.
2.Priorizzare
Poichè siamo comunque esseri complessi, non possiamo banalizzare le scelte come se fossero sempre binarie: 0 o 1, bianco o nero. Ci troveremo sempre e comunque in scale di grigi. Questo però non dobbiamo raccontarcelo per giustificare la famosa rotonda, ma piuttosto dobbiamo cercare i criteri per poter fare quella svolta a destra.
Personalmente ho trovato utile partire dal prendere in considerazione i principali fattori coinvolti nelle nostre grandi scelte. Ad esempio: quando cerchiamo di coniugare in una scelta professionale diversi aspetti come reddito, relazioni e distanza geografica. Tante volte le nostre scelte hanno anche più fattori coinvolti. Credo che un primo step possa essere dare un nome a questi fattori in gioco, con franchezza.
Dopo aver consapevolizzato quali sono i principali punti interrogativi, credo che sia importante priorizzarli, ovvero ordinarli per importanza, o sceglierne uno o due che prevalgono sugli altri. Ad esempio: riconoscere che la ragione principale che mi porta a una scelta sia l’avvicinarsi a una persona cara, o risolvere un problema finanziario difficile. Ho trovato utile questo processo perchè mi permette di armonizzare tutti i fattori sulla base di uno o due fondamentali. Penso che questo aiuti anzitutto a dipanare la nebbia della nostra complessità umana di fronte alla scelta; e inoltre ci aiuta a focalizzare quali sono gli obiettivi più profondi delle nostre scelte. In seconda battuta ci dà anche più serenità nell’affrontare la scelta, perchè sappiamo che nella peggiore delle ipotesi avremo comunque centrato l’obiettivo principale del nostro cambiamento e/o della nostra scelta!
A prescindere da tutti questi “calcoli” credo che ci sia un grande criterio che sottosta a tutte le scelte della nostra vita: sto scegliendo (o non-scegliendo) per paura? O sono spinto dall’amore per qualcosa di più grande?
3.Stare attaccati alla realtÃ
Un mosaico si costruisce un pezzetto alla volta. Se qualcuno di voi mi rassomiglia, capirà quanto anch’io fatico a frenarmi e riconoscere che non posso fare troppe cose tutte insieme. Purtroppo (o per fortuna) però, per quanto possiamo essere pieni di interessi, passioni, lavori o relazioni (e per quanto potremmo veramente essere in grado di integrare con successo tutte queste cose) dobbiamo accettare che per quanto possa essere complesso il “mosaico” della nostra vita, lo si costruisce un pezzetto alla volta! Anche se ci risulta un po’ scocciante…
Attenzione: questo NON deve essere una ragione sufficiente per NON sognare in grande! Credo sia importante avere la visione del mosaico tutto intero, ma bisogna saperlo fare con la consapevolezza che oggi quel pezzettino lo devo incollare ben attacato alla parete della realtà . Possiamo “far funzionare” la nostra vita nel mondo delle idee, nella nostra testa.. ed è importante anche puntare in alto! Però poi deve trovare riscontro nella realtà , dove la vita “funziona” davvero. Credo che sognare in grande sia quasi un dovere nell’uomo: permettersi di alzare l’asticella una spanna sopra al mondo, ma farlo coi piedi per terra facendo un passo per volta, NEL PRESENTE!
Saper stare attaccati alla realtà diventa anche il miglior parametro per riconoscere se stiamo prendendo veramente delle strade nostre e percorribili o se siamo ai due estremi: o nella rotonda infinita, o nelle “scelte a scatola chiusa” come fuga per non affrontare una scelta (ovvero scegliere per non scegliere). È giusto dare il tempo alla realtà di darci i suoi feedback, ma è sempre lei la cartina tornasole più precisa che abbiamo!
Per approfondire vi rimando anche all’episodio del podcast sulle abitudini.
4.Tutto è importante. Niente è importante.
Troppe volte mi rendo conto di quanto siamo portati a ingigantire spropositatamente le scelte della nostra vita, per quanto grandi che siano. O sottodimensionare tutti quei piccoli momenti che ne fanno parte. Per questo mi ripeto spesso che tutto è importante, ma niente è importante. Ammetto che mi tante volte mi risulta più facile perchè so che il mio orizzonte sta nel per sempre, orientato all’eternità .
Però credo che da un punto di vista strettamente umano, ridimensionare le grandi scelte e ingrandire i piccoli passi ci porti a due considerazioni:
- Che la felicità alla fine è una scelta, che si concretizza nel ringraziare, accogliere, e desiderare tutto quello che già si ha;
- Che piuttosto della meta alla quale ci porterà quella svolta a destra delle nostre rotonde, e più figo godersi la strada per la quale ci porta.
Però sta svolta a destra la dobbiamo fare!