Virilità in crisi: manifesto per tornare ad essere Uomini

Pubblicato il 23.06.2023

Guardatevi il corpo. Dalla testa ai piedi. Siamo biologicamente creati con una certa struttura muscolare, dalla pubertà in poi ci riempiamo di peli ovunque, abbiamo l’uccello. Non abbiamo avuto possibilità di scelta del nostro sesso, ci siamo ritrovati maschi. Poi fin da piccoli corriamo, saltiamo, giochiamo nei boschi, lottiamo, ci arrampichiamo. Cerchiamo sfide da superare, traguardi da tagliare e nemici da combattere per realizzarci e dare significato a quello che facciamo. Graffi, tagli, ferite diventano segni tangibili del rischio, del coraggio e della forza di cui siamo orgogliosi. Cominciamo e vedere che non tutti i maschi spendono il proprio corpo allo stesso modo. E che se davvero non abbiamo scelto di essere maschi, siamo però chiamati a scegliere se diventare uomini. E intuiamo che basta il pisello a fare un maschio, ma non è sufficiente per renderlo uomo.

Che vogliate ammetterlo o no la storia dell’uomo ci mostra che, a seconda dei luoghi e dei tempi, arriva quel passaggio da ragazzo a uomo che indipendentemente dalle circostanze culturali porta sempre a una domanda tanto grande quanto spinosa: Ma io… valgo? Sono all’altezza? Ce le ho le palle?

Realmen si diventa, non si nasce. Ed è un processo che dura tutta la vita. Un cammino che ci accompagna fino alla tomba. Un cammino che credo ogni uomo sia chiamato a fare, ma che ogni uomo deve scegliere se intraprendere veramente. E in una cultura che sembra voler anestetizzare qualsiasi barlume di virilità, additando come mascolinità tossica qualsiasi espressione di essa… vogliamo provare a recuperare le ragioni per cui batte il cuore dell’uomo, per trovare il nostro posto nel mondo e nella storia.

Indice degli argomenti:

Dalla biologia ai valori

Partendo dal nostro corpo, dalla nostra intraprendenza, dalla volontà di dimostrare che valiamo qualcosa, e da come cerchiamo di far leva su tutto questo per le conquiste del gentil sesso, possiamo intuire che la nostra natura biologica è un ponte per capire i grandi valori che hanno accompagnato per secoli il genere maschile. Prendendo spunto da J. Donovan li riassumerei in 3 fondamentali: forza, coraggio e integrità.

Certamente sono doti apprezzabili anche in una donna, e non la riterremmo meno femminile se esprimesse questi valori, anzi. Però non la riterremmo meno femminile nemmeno se non li esprimesse. Pensate invece alla reazione che avremmo nel vedere un uomo mancare di coraggio rispetto ad una donna… Io credo che la ragione stia nel fatto che noi queste cose ce le portiamo proprio addosso, sono una vocazione naturale. E la nostra struttura fisica e le nostre inclinazioni umane sono indice di questi valori, che proviamo a descrivere nella loro essenza più.. grezza:

  • La forza consiste nella capacità di difendersi e prevalere piuttosto che essere sottomessi da nemici e circostanze avverse. È da sempre un “indice di valutazione” dell’uomo, una caratteristica che gli ha permesso di sopravvivere in condizioni difficili e dimostrare (nel bene e nel male!) il proprio dominio o il proprio spirito di sacrificio.

  • Il coraggio è la volontà di agire di fronte a una prova o situazione che genera paura. Significa esprimere con l’azione una certa indifferenza al rischio o all’incolumità fisica anche quando istintivamente e interiormente saremmo tentati di nasconderci e fuggire dal pericolo.

  • L’ integrità è forse la più alta di queste virtù. Significa vivere in maniera coerente con i propri valori più profondi. All’interno di ogni comunità/cultura è emerso da sempre anche un senso collettivo dell’integrità personale, una convenzione, che si traduce poi in un senso dell’onore che fondamentalmente è lo specchio di come il gruppo giudica moralmente il singolo.

Tutte queste virtù sono le fondamenta per costruire poi valori più alti, e si adattano nel tempo alle circostanze, per cui oggi si trasportano anche su un piano intellettuale, etico, caratteriale, ecc… Cambiano le battaglie e le armi, ma se iniziamo a scavare arriviamo comunque a queste fondamenta che sono presenti per tutta la storia dell’uomo.

I tre Pro per la realizzazione dell’uomo

Le tre virtù che abbiamo delineato sono l’osso della mascolinità, ma ci portano a tre modi di esprimerle che si allineano al design dell’uomo e che trovo siano una chiave per la sua realizzazione, e ci aiutano per iniziare a dare risposte alla domanda “Per che cosa sono fatto?” D. Gilmore, scavando nella storia del genere maschile, descrive questi modi che per secoli hanno costituito generazioni di veri uomini con tre verbi: proteggere, provvedere, procreare.

  • Proteggere la propria famiglia, la propria comunità o il proprio territorio da nemici, animali, eventi atmosferici è da sempre una prerogativa dell’uomo. Più in generale proteggere necessita che si siano stabiliti dei confini (faccio notare che i confini presuppongono un’identità, indipendentemente da che “tipo” di confini si parli) e che si sia disposti a difenderli. Storicamente questo presuppone forza fisica, capacità manuali e intellettuali per affrontare le avversità ma soprattutto il coraggio e la consapevolezza che si è disposti a spendere totalmente la propria vita pur di difenderne un’altra. In tutte le culture è da sempre l’uomo ad essersi fatto carico di questo, in parte perché più forte e prestante delle donne, e in parte perché riconosce che la sua vita vale la pena essere spesa per difendere qualcosa di più prezioso (nel senso più semplice e primitivo: l’utero femminile è molto più prezioso dello sperma maschile).

  • Provvedere per il prossimo, a partire dalla propria famiglia, è un’altra costante nella storia dell’uomo e trasversale alle diverse culture. La responsabilità ultima del sostentamento della propria famiglia è sempre appartenuta all’uomo, sia per una questione di forza fisica che nel passato era indispensabile per l’approvvigionamento delle risorse, sia perché l’uomo si realizza anche nel creare valore (economico e non) per gli altri. Rientra nel concetto di dare la propria vita ma in maniera diversa rispetto alla donna. Questo mette in campo tutta una serie di caratteristiche che tipicamente sono grandi fonti di realizzazione per l’uomo, sia per il fine cui tendono (ovvero a provvedere) sia per i mezzi umani tipicamente maschili coinvolti, e queste sono l’intraprendenza, la risoluzione di problemi, la forza fisica e/o mentale.

  • Procreare nasce sia come frutto della volontà di conquistare una donna e formare una famiglia, sia per dare una parvenza di eternità di sé generando figli. Biologicamente si collega alle tre virtù maschili fondamentali essendo coinvolte sia nel corteggiamento di una donna, sia nella fedeltà a lei e alla famiglia che nel garantire loro la protezione e il sostentamento. Questa chiamata dell’uomo in realtà è molto più grande della procreazione biologica. Altrimenti dovremmo dedurne che chi per natura o per scelta non ha figli biologici, non può realizzarsi virilmente. Questo è falso perché la procreazione va ben oltre al “fare figli”, ma significa in maniera più ampia essere generativi. Va ritenuta una chiamata alla paternità, non per forza biologica.

Possiamo notare che queste tre grandi vocazioni dell’uomo hanno in comune quei tre grandi valori descritti in precedenza e che anche oggi si possono praticare attraverso la presa d’iniziativa, la creazione di valore attraverso il lavoro o il volontariato, l’indipendenza, la propensione al rischio, la forza fisica o intellettuale, …

Però c’è un altro grande comune denominatore di questi tre verbi: lo spendere la propria vita per qualcosa, dare tutto per poter difendere/sostenere/generare qualcosa o qualcuno. Questo grande motore nel cuore dell’uomo ci porta ad un ulteriore livello superiore: dopo aver visto le fondamenta biologiche, che ci hanno portato alle tre grandi vocazioni dell’uomo nel corso della storia, arriviamo a quello che credo essere il livello più profondo della realizzazione maschile, e che ci porterà a cercare di capire come declinare tutto questo nel mondo “civilizzato” del XXI secolo.

Una battaglia da combattere, un’avventura da vivere, una bella da salvare

Qualche anno fa mi sono imbattuto in Wild at Heart di J. Eldredge (tradotto in italiano col titolo di Cuore selvaggio), un libro che per me si è rivelato un grande riassunto della chiamata dell’uomo in quanto maschio. Io penso che qui si nasconda anche la tua missione, la risposta alle domande “Chi sono?”, “A cosa sono destinato?”. La citazione più bella e significativa del libro è questa:

Nel profondo del proprio cuore, ogni uomo cerca una battaglia da combattere, un’avventura da vivere e una bella da salvare.

  • Una battaglia da combattere: basta pensare ai giochi che ci facevano impazzire da bambini o ai film che ci hanno condizionato di più o alla grande linea della storia… l’uomo vive per lottare. Nei secoli sono cambiate le guerre, ma quel desiderio di essere gli eroi di un campo di battaglia benché assopito è da sempre nel cuore di ogni uomo. Io trovo che la battaglia da combattere sia il frutto di due delle tre vocazioni naturali: proteggere e provvedere. Proteggere qualcuno, un ideale, un valore. Provvedere per sé stessi, per la propria famiglia, per realizzare qualcosa di grande. La battaglia porta con sé il coraggio, il rischio, la conquista, la forza, il sacrificio… Alcune volte siamo portati in mezzo a delle battaglie che non sono le nostre, che non valgono la pena di essere combattute. Ma pensa… Qual’è la mia battaglia oggi? Che ti piaccia o no, c’è comunque questa parte di aggressività dentro di te.. risvegliala e canalizzala!

  • Un’avventura da vivere: di nuovo si può ripartire da ciò che ci faceva battere il cuore da piccoli… un’avventura non è un banale divertimento, ma anzi porta con sé i connotati della scoperta, della sfida, delle prove. Possiamo fuggirla o nasconderci ma alla fine le prove ci mettono davanti alla domanda “Ho le palle per…?” Non sto dicendo di fare gli idioti a 180 in tangenziale. Ma davanti a una nuova sfida, a un nuovo lavoro, a un cambiamento… sappiamo dentro di noi se ci frena la paura o se è una bravata. L’avventura da vivere coinvolge il provvedere e il procreare. Infatti è spesso accompagnata dall’esplorare cose nuove (un lavoro, un’esperienza, …) che vengono lanciate da un grande sogno. E quasi sempre porta con sé la bellezza di condividere con qualcuno quest’avventura, o di renderla comunque generativa per gli altri. Di nuovo, ci puoi girare intorno… ma anche nel tuo cuore c’è un angolo selvaggio che ti porta a sognare in grande. Qual’è quel grande sogno per cui sei disposto a vivere il rischio dell’avventura?

  • Una bella da salvare: non basta una battaglia da combattere, serve anche qualcuno per cui combattere. Non basta un’avventura da vivere, serve anche qualcuno con cui condividerla. Attraverso la donna si da pienezza alla bellezza della complementarietà, che porta con sé anche un’aura di mistero. Ma fondamentalmente l’uomo si deve esprimere nell’essere disposto a spendersi e morire per la propria bella. Sono il proteggere e procreare che si concretizzano nella bella da salvare. Siamo infatti chiamati a prendercene cura e difenderla, e allo stesso tempo a generare vita attraverso la relazione, sia essa biologica o meno. Anche la passione, che lo vogliate o no, è radicata nel cuore di ogni uomo. E culmina nello spendersi per qualcuno. E tu? Per chi sei disposto a dare la vita?

(Per approfondire abbiamo registrato 4 episodi del podcast sul libro Cuore Selvaggio: inizia qui)

La modernità: un ostacolo all’espressione della virilità?

Più riavvolgiamo il nastro della storia, e più osserviamo che essere Uomini (alla luce di quello che abbiamo visto finora) era una “libera costrizione”. Per questioni di sopravvivenza o di accettazione del gruppo, la strada era sostanzialmente a senso unico. Col tempo si è resa sempre di più una scelta, man mano che i pericoli divenivano sempre più sotto il controllo dell’uomo e le comodità sempre più comuni. Però a prescindere dall’andamento generale nella storia, c’è una ciclicità che si esprime egregiamente in questo detto antico:

Uomini forti portano a tempi di agiatezza. I tempi di agiatezza portano a uomini deboli. Uomini deboli portano a tempi duri. Tempi duri riforgiano uomini forti.

L’indiscutibile bellezza e vantaggio di vivere nella società moderna, ci porta a dover scegliere deliberatamente di intraprendere e mantenere un percorso di crescita come uomini, cercando di recuperare quei valori e quel “codice virile” che ha accompagnato la storia dell’uomo, adattandolo al contesto in cui viviamo.

Non è solamente la comodità a costringerci a scegliere di recuperare ciò per cui batte il cuore dell’uomo, ma anche il contesto culturale. Viviamo infatti in una società che con la giustificazione del buonismo e della “civiltà” ha annichilito o addirittura colpevolizzato alcune espressioni della virilità, spesso facendo di tutta l’erba un fascio su cui appiccicarci l’etichetta di “mascolinità tossica”.

La sfida di ciascuno di noi consiste nel prendere in mano questa nostra grande ricchezza genetica innata e dirottarla nel modo giusto in nobili fini.

Dalla mascolinità alla virilità

Come abbiamo detto all’inizio, se essere maschi ci è capitato, diventare uomini è una scelta. Siamo nati con questo set di caratteristiche che abbiamo sintetizzato in tre virtù, ma che racchiudono un mondo molto più ampio: il rischio, l’intraprendenza, l’aggressività (anche la violenza!), la capacità creativa, l’attrazione per la donna, la manualità, il problem solving, ecc… Questo set lo chiamiamo mascolinità.

Se il primo passo è quello di recuperare questo set di caratteristiche, ad un certo punto ci troviamo davanti ad un bivio: come spendo il mio essere uomo? C’è chi sfrutta la mascolinità per il bene, e chi per il male. Le grandi potenzialità di questo dono che abbiamo ricevuto fin dalla nascita ci lasciano anche una grande responsabilità. Passare dalla mascolinità alla virilità significa canalizzarla per il meglio. Significa aderire ad un codice d’onore.

Abbiamo una scelta: Chi proteggo? A chi provvedo? Chi procreo? Per chi voglio combattere? Che avventura voglio vivere? Per chi sono disposto a morire?

Attenzione perché ignorare o sopprimere la mascolinità non è una soluzione. È una via di fuga che ad un certo punto scoppia in violenze, disagi, incapacità di scegliere, vuoti umani, … insomma in quello che la società chiama tristemente mascolinità tossica. Oggi abbiamo un’infinità di palliativi che sviliscono il senso dell’uomo nella migliore dell’ipotesi, e creano problemi sociali nella peggiore: pornografia, videogiochi, sedentarietà, virtualizzazione sociale, …

Ma la mascolinità o la si fugge, o la si abbraccia e canalizza. Non c’è una terza via.

Come essere uomini nel XXI secolo

Siamo delle macchine da corsa ferme in garage. L’inattività ha seccato i cuscinetti, invecchiato l’olio motore e arrugginito il cambio. Tira fuori quell’auto: rinnovala, aggiustala, lubrificala. Sei fatto per correre, preparati per questo. Sei un uomo, sei creato per esserlo, prendi in mano quello che sei e spremiti per ciò per cui sei fatto!

Ribadiamo che qui non esistono “esperti in virilità”, anzi chi scrive è il più miserabile degli uomini. Siamo tutti in cammino, ma intraprenderlo è una scelta. Proviamo qui a scrivere alcuni spunti che mi sento di condividere per cercare di restare uomini forti qualsiasi siano i tempi che viviamo. Non c’è niente di innovativo, nessuna scoperta dell’acqua calda. Però credo che mettere in pratica qualcuno di questi punti possa solo migliorarci!

  • Prenditi le tue responsabilità: prendersi le responsabilità della propria vita è LA chiave per qualsiasi cammino personale, la cosa più importante. Ne abbiamo parlato nella seconda puntata del podcast, ma sostanzialmente significa riconoscere che quello che siamo, che abbiamo, che viviamo è tutto nostra responsabilità. È nostra responsabilità riconoscere che ci sono cose NON sotto il nostro controllo, e vanno accettate; e cose che SONO sotto il nostro controllo, sulle quali abbiamo la responsabilità di metterci mano e agire per risolverle, cambiarle, migliorarle.
  • Fai cose pratiche: cerca di mantenere, per quel che ti è possibile, un legame con la realtà: fai attività manuali e concrete. In generale, cerca di mettere “le mani in pasta” e prediligere la pratica di determinate attività piuttosto che l’esserne spettatore. Metti in secondo piano il virtuale, l’astratto, e dai più spazio alla concretezza.
  • Fai cose scomode: mettiti nelle condizioni di fare fatica, di sopportare stoicamente delle scomodità, a volte anche cercandole deliberatamente. Ad esempio parcheggia più lontano, fai le scale, fai docce fredde (fanno bene anche alla salute!), salta un pasto, annoiati.
  • Pratica sport: da un lato serve a rivitalizzare quel valore che abbiamo chiamato forza, dall’altro ci porta a competere. Se vi intriga un pochino, buttatevi su sport più fisici e di contatto, che vi portano anche ad affrontare delle paure (ammetto che sono di parte ma giusto per citarne un paio: Rugby o Brazilian JiuJitsu o simili). In generale, l’invito è quello di riprendere in mano anche il proprio corpo e la propria salute.
  • Non serve tornare l’uomo di Neanderthal: abbiamo fatto molti riferimenti al passato per recuperare l’essenza dell’uomo. Questo non significa per forza tornare a cacciare mammut e buttarsi in faide clandestine. Si tratta invece di recuperare quei principi e adattarli alla modernità e al proprio stile di vita.
  • Frequenta gruppi maschili: trova gruppi di amicizie prettamente maschili, meglio se puoi condividere con loro qualcosa di profondo, e magari qualcosa di avventuroso, rischioso, selvaggio. Cerca persone che soddisfino (o che puntino a diventare) lo standard di uomo che anche tu vorresti essere.
  • Produci più di quello che consumi: ricordate quel provvedere? Ecco, nel vostro bilancio personale alla società… state dando più di quello che assorbite? Siete creatori di valore o parassiti della società?
  • Riduci il contatto col virtuale: cerca di ridurre il tempo allo schermo, le relazioni virtuali, gli scrollamenti di Instagram… e torna alla realtà, a respirare aria pulita, a non tenere sempre la testa occupata e impegnata.
  • Mettiti nelle condizioni di rischiare: cerca situazioni che richiedono il coraggio di rischiare: chiedere di uscire a una ragazza (di persona!), avviare un’attività parallela in proprio, partecipare a un dibattito pubblico, imparare qualcosa di nuovo e difficile, ecc…
  • Avventurati nella natura: trova i tuoi spazi nella natura più selvaggia, magari con un’arrampicata o col rafting o a cavallo. Ritrova quel contatto col tuo angolo di cuore più avventuroso, selvaggio e impavido!

In questo articolone, ho cercato di farci recuperare quello per cui batte il cuore dell’uomo, che nel XXI secolo tende a restare assopito o criminalizzato. Sono solo spunti da cui ciascuno può prendere quello che ritiene di valore per se. Non c’è nessuna pretesa di insegnare niente a nessuno, anzi. So che questo progetto porterà soprattutto NOI a imparare, camminare, cadere, rialzarci in questo grande viaggio alla ricerca delle risposte alle domande Chi sono io? Per cosa sono fatto? Ho le palle?

Non so se si taglia il traguardo per essere uomini in questa vita, ma se anche non lo fosse, ricordate che molto spesso il viaggio è la ricompensa.

sii forte, sii coraggioso, sii integro, sii uomo


Riferimenti bibliografici

  • “Wild at Heart”, J. Eldredge
  • “Manhood in the Making”, D.D. Gilmore
  • “The Way of Men”, J. Donovan
  • “Extreme Ownership”, J. Willinck