Diventare padri autorevoli
Per chi è già padre, per chi lo sta diventando e per chi incomincia ora a formarsi come uomo.
La paternità è il perno centrale della nostra mascolinità, sia da padri, sia da figli. La missione di ogni uomo è diventare padre di qualcuno. Questo può avvenire in varie forme, con la paternità biologica, educativa o spirituale. Senza un padre non sappiamo chi siamo (e chi non lo ha avuto sa bene quanto sia dura) e senza diventare padri a nostra volta non diventiamo pienamente uomini. Da lì veniamo e a lì siamo chiamati. Lavorare per diventare padri che siano un punto di riferimento solido per i nostri figli e per tutte le persone che si affidano alla nostra paternità è di importanza incalcolabile.
Ho 4 figli, dai 18 ai 5 anni, e in questi anni molte volte ho sbagliato cercando “il giusto”, quando spesso quello che serve è una sana ed equilibrata accoglienza di tuo figlio basata sulla fiducia.
Ma vedo molta confusione in giro.
Negli ultimi decenni, il ruolo del padre ha subito una profonda trasformazione. Una volta percepito come figura autoritaria e distante, oggi il padre si mostra più abbordabile e complice, ma talvolta anche più assente e distratto, travolto dalle mille richieste della società moderna. Riuscire a essere una guida forte, stabile e amorevole, in questo scenario di cambiamenti, è forse una delle sfide più grandi della paternità contemporanea. Questo cambiamento ha portato nuove sfide senza offrire un modello chiaro, lasciandoci spesso in una situazione di confusione. Dal padre dolce e amorevole che spinge il passeggino al parco, al padre forte e aggressivo pieno di tatuaggi, a quello insicuro e iperprotettivo, oggi abbiamo bisogno di ritrovare una direzione: una bussola che ci aiuti a diventare padri significativi per i nostri figli.
Come figura genitoriale, il padre ha sempre rappresentato la tradizione e la continuità (non a caso si dà il cognome del padre). È colui che trasmette valori e aiuta i figli a sviluppare un senso di identità e appartenenza.
Il padre come guida nella vita
Super semplificando, possiamo dire che nell’essere padre emergono tre modalità principali:
- Il padre direttivo, autoritario, che stabilisce regole e confini.
- Il padre ansioso, che vive con un’angoscia costante per il benessere dei figli, iperprotettivo.
- Il padre assente, che si disinteressa della vita dei figli, a volte fisicamente distante, altre volte semplicemente emotivamente scollegato.
Sono tre aspetti comportamentali.
Qui non si tratta di vedere quale sia quello giusto, o il meno peggio, ma capire che ognuna di queste sfaccettature porta in se una componente importante quando usata nella giusta misura.
C’è chi vive più un aspetto che un altro, ma tutti oscilliamo tra queste tre modalità. La chiave è trovare un equilibrio, perché un figlio ha bisogno di tutti e tre gli aspetti:
- ha bisogno delle regole
- ha bisogno di accudimento
- ha bisogno dei suoi spazi
Il padre autorevole è colui che incarna questo equilibrio, diventando una guida salda. La sua relazione con i figli è fondata sull’amore, che resta al primo posto. È direttivo, ma mai autoritario. È premuroso, ma non ossessivo. È presente, ma lascia lo spazio necessario affinché i figli possano crescere e sviluppare autonomia. Si dice autorevole perché l’autorità non se la prende con la forza, ma gli viene consegnata nelle mani proprio dal figlio che lo riconosce come guida e punto di riferimento attraverso un cammino basato sulla fiducia (do a te il comando perché so che sei solido e cerchi il bene per me).
Questo tipo di padre rappresenta un punto di riferimento stabile. Non è “uno di loro”, ma è sempre lì, pronto ad ascoltare, guidare e sostenere.
Questa distanza educativa non è un difetto, ma un dono.
Essere autorevoli significa non solo stabilire limiti, ma anche essere presenti emotivamente.
Tuo figlio deve sapere che può fidarsi di te.
Sei lì per lui, lo ami e vuoi il suo bene. Non si tratta di essere perfetti, ma di esserci: con il cuore, la mente e il corpo. Trovare un equilibrio tra direttività, amore e presenza non è sempre facile, ma è la chiave per crescere figli autonomi e sicuri di sé. Il messaggio che deve arrivare a tuo figlio è:
Ce la puoi fare! Hai tutte le carte in regola per farcela!
Non un cieco ottimismo, ma uno sguardo sicuro su di lui che, con il tempo, il lavoro, la fatica, la perseveranza, i fallimenti e tutto il resto, ce la può fare a diventare un uomo maturo o una donna matura.
Questa diventa la base per poter far crescere tutto il resto.
Direzione e confini: due cardini del ruolo paterno
Uno dei compiti più specifici della figura paterna è dare una direzione e stabilire dei confini. La madre ha portato il figlio nel seno del suo grembo, sono stati per nove mesi una cosa sola. È il padre che taglia il cordone (confini) e segna la strada (direzione).
E qui ci vuole una nota di attenzione.
In molti contesti moderni, si è diffuso il fenomeno del “genitore amico”. Una dinamica per cui il padre cerca di essere il migliore amico dei figli, magari per sentirsi più vicino a loro o per evitare conflitti. Ma questo approccio, per quanto mosso da buone intenzioni, rivela tutta l’insicurezza di noi padri moderni, portando a conseguenze serie sia per il genitore che per il figlio.
La relazione padre-figlio non è una relazione tra pari, e questo è sano. Ecco alcune dinamiche che potrebbero emergere in questo contesto:
- Perdita di autorevolezza: Se cerchi di essere solo un amico, perdi il tuo ruolo naturale di guida. Diventa difficile stabilire regole e farle rispettare.
- Confusione dei ruoli: I figli, in queste dinamiche, si trovano spesso a doversi occupare emotivamente del genitore, ribaltando i ruoli naturali.
- Difficoltà nello sviluppo emotivo: Senza una figura di riferimento chiara, i figli non hanno un orientamento solido per affrontare le sfide della vita.
- Impatto sull’identità: Un padre troppo “amico” può ostacolare lo sviluppo di una forte identità personale nei figli.
Un consiglio pratico: occhio agli smartphone
Un aspetto su cui oggi dobbiamo fare attenzione è la gestione della tecnologia. Essere presenti non significa solo condividere uno spazio fisico, ma anche esserci davvero. Uno smartphone in mano durante una conversazione importante, per esempio, può lanciare un messaggio chiaro: “Ci sei, ma non sei prioritario”. Questo vale sia per i figli che per noi stessi.
Su questo però dobbiamo assolutamente tornare, perché il discorso è molto più ampio.
Un ruolo specifico per i figli maschi
Con i figli maschi, il ruolo del padre assume una sfumatura ancora più importante. Noi rappresentiamo per loro un modello di mascolinità, un riferimento su cosa significhi essere uomo. Come affrontiamo le difficoltà, come gestiamo le emozioni, come ci relazioniamo con gli altri… tutto questo diventa per loro una lezione di vita.
Questo è in estrema sintesi ciò che penso sia importante per il nostro cammino di uomini. Sono sicuro che potrà essere uno spunto importante per molti.
Per approfondire il tema della paternità, ho scoperto da poco un libro con molti spunti interessanti:
- “Da uomo a padre” di Alberto Pellai, che esplora il percorso di crescita personale del padre.
Vi auguro di diventare padri che sappiano fare la differenza.
Non esiste il padre perfetto.
Ma come uomini e come padri siamo chiamati a dare la vita.
Un abbraccio,
Fra