Abbiamo ancora bisogno di veri uomini?

Pubblicato il 11.10.2024 da Emanuele

Voglio dire, nel 1920 ad esempio, mica ti chiedevi cosa dovevi fare per adempiere al tuo “essere uomo”. Lo sapevi e basta, ed era probabilmente l’unica risposta possibile: essere forte, sostenere la tua famiglia, difendere la patria, passare il testimone ai tuoi figli. Dal secondo dopoguerra ad oggi, e in particolare negli ultimi decenni, ci sono stati cambiamenti profondi in vari ambiti: la tecnologia, le opportunità lavorative e le esigenze sociali ed economiche. Oggi, una donna può essere a capo di un’azienda, mentre un uomo può occuparsi delle faccende domestiche, senza alcun problema. Questo cambiamento ha portato come sottoprodotto un segno profondo sul rispettivo ruolo dei sessi, sul senso profondo dell’identità.

Improvvisamente l’uomo non sa più chi deve essere: non sa chi è, da dove viene e dove deve andare.

La società – come in ogni epoca storica – proietta sempre delle aspettative sul proprio posto nel mondo (in particolare per quanto riguarda il maschile e il femminile). Spesso propone, direttamente o indirettamente, dei veri e propri modelli di mascolinità e femminilità, che portano ai cosiddetti “stereotipi”.

Raramente però la società è un buon parametro per scoprire e dare pienezza alla propria identità di uomini e di donne… è necessario guardarsi dentro e fare verità su sé stessi. Partire anzitutto dalla realtà – prima che dalle ideologie – e dare voce alle proprie domande più profonde, dare voce alle domande di senso.

Quelle che chiamiamo appunto domande esistenziali.

Sotterrare queste domande o semplicemente non dargli voce, rischia di spingerci a colmare quei vuoti con dei palliativi sociali per sentirci “più uomini”: aggressività fine a sé stessa, ostentare atteggiamenti “esteriori” (tatuaggi, machismo…), sessualità disordinata, dipendenze di vario genere. Tutto questo riempie e svuota il bicchierino del piacere senza rispondere mai ai nostri bisogni più profondi, e disperde il valore che siamo chiamati a generare come uomini.

Da dove partire per rimettersi in cammino?

Anzitutto riprenditi la piena responsabilità di quello che sei, prendendo in mano la tua vita e tutto quello che può essere sotto il tuo controllo. In tutto questo, sii integro, ovvero onesto e in verità con te stesso e con gli altri. Infine, cerca di aprirti e renderti vulnerabile con la tua cerchia di fiducia: sia da parte di chi ti fa da padre nel tuo cammino, sia dal tuo gruppo di pari ristretto. Noi crediamo che questo cammino sia necessario per riconoscere che la pienezza del proprio essere uomo, in un modo o nell’altro, passi dal dare la propria vita.

Ma solo tu puoi sapere dove e come.

E quindi capisci che non importa a che punto sei, se sei un pischello di 20 anni o se ne hai 50 con una moglie e dei figli di cui prenderti cura. In questo viaggio di riscoperta della mascolinità, è fondamentale ricordare che non sei solo. Ognuno di noi affronta le proprie sfide e le proprie domande esistenziali, è un cammino comune. La vera forza non risiede nell’esteriorità, ma nella capacità di essere autentici, di attingere a quelle verità profonde che sono iscritte nel nostro cuore.

Il punto è mettersi in gioco in verità.

E noi con voi.

Manu & Fra


PS. Se sei all’asciutto e non sai da dove iniziare, ti consigliamo di partire da un libro che per noi è stato significativo: “Cuore selvaggio” di John Eldredge (nel podcast abbiamo approfondito con una serie). In Italia il tema è stato ripreso in particolare da Roberto Marchesini e Claudio Risè. Mentre per un supporto concreto di gruppo, oltre ai nuovi gruppi legati a Realmen (per sapere di cosa si tratta), c’è il percorso dei combattenti legato ad A2A2, il podcast degli uomini liberi con Giorgio Ponte.