Non è facile diventare veri uomini

Pubblicato il 29.02.2024 da Francesco

Non abbiamo mai avuto la TV, né ci interessa guardarla, ma è tradizione di famiglia fermarci una volta settimana per goderci un film tutti insieme sul divano. Tuttavia, da quando nostra figlia Rebecca di quasi cinque anni rimane sveglia con noi, la scelta dei film deve essere più attenta: non troppo violenti, perché si spaventa; non troppo noiosi, né troppo volgari; insomma la scelta non è sempre semplice.

Qualche giorno fa la scelta è caduta sul film di Barbie con Margot Robbie e Ryan Gosling … non proprio real-men (!), ma inaspettatamente è stato fonte di riflessione proprio per Realmen! Tra le altre cose e senza entrare nel dettaglio, la storia presenta una immagine del maschio moderno piuttosto avvilente: prima completamente subordinato a Barbie, poi nel tentativo di ritrovare se stesso approda ad uno squallido machismo, con la conclusione che Ken - “l’uomo“ - deve trovare la sua identità senza appoggiarsi alla donna Barbie. Lei è forte, dominante, sicura di sé, mentre l’uomo è confuso perchè non sa chi è.

Barbie rappresenta la donna moderna - riscattata, può essere tutto quello che vuole: può essere dolce se lo vuole, può essere professionale se lo vuole, può essere bella e affascinante se lo vuole, può essere anche … stupida se lo vuole. Infatti è così! Chi mai criticherebbe una donna forte, capo di governo o primaria in un ospedale? O ingegnere, o architetto, o ballerina. Ma allo stesso tempo, chi mai criticherebbe una donna che mostra il suo lato fragile, che piange, che abbraccia e conforta in maniera affettuosa un’altra donna in un momento di difficoltà?

La donna può essere e sa essere forte, ma allo stesso tempo sa essere fragile, e dolce, e accogliente. Due lati, che entrambi le sono connaturali.

Uomini fragili

E l’uomo?

Di sicuro all’uomo si chiede che sia forte, coraggioso, sicuro di sè … all’altezza delle situazioni, non meno di questo (Eldredge ne parla continuamente in Wild at Heart: Do you have what it takes?).

Certo, che sappia anche essere gentile, che sappia far ridere, e anche un pizzico galante … ma immagina la scena di un uomo che abbraccia in maniera troppo tenera e affettuosa un altro uomo. Sarebbe fuori luogo. Una nota stonata, una profusione omosessuale direbbero. Un uomo che conforta un altro uomo da una pacca sulla spalla, un abbraccio virile, una stretta di mano piena di stima.

Gli uomini fanno questo.

Perché all’uomo non è permesso essere qualsiasi cosa. Questo non vuol dire che non possa provare la paura, o che un uomo non possa piangere. Ma a noi è chiesto di essere all’altezza della situazione, mettendo al secondo posto le debolezze per qualcosa di più grande.

Ma cosa credi che il soldato di fronte alla battaglia che imperversa non provi il terrore? Quando vedi i tuoi compagni cadere al tuo fianco vorresti scappare anche tu, nasconderti, essere coccolato dalle braccia di una mamma o di una donna accogliente.

Eppure rimani lì sulla linea.

Fai il tuo dovere e cerchi di portare a casa la pelle. Immagina il contrario. Cosa si direbbe di lui? Sarebbe un codardo.

Immagina un capitano che si lasciasse andare al terrore di fronte alla tempesta che infuria. O ad un compagno di cordata in montagna che, bloccato dal terrore, si rifiutasse di procedere in parete. Un uomo per essere un uomo, dona la vita, un uomo per essere un uomo supera se stesso per essere altezza della situazione.

O deve imparare ad esserlo.

Come Desmond Doss, nella battaglia di Hacksaw Ridge sceglie di fare quello che bisogna fare; rischia la vita, raccogliendo dal campo di battaglia incendiato dai bombardamenti tutti i superstiti rimasti a terra (e destinati a morire). In un momento tremendo, soverchiati dai nemici, la sua brigata batte in ritirata. Sono inferiori in numero, in terra straniera, spaventati e spaesati dalla brutalità della battaglia. Doss, senza averne ricevuto l’ordine, in virtù del coraggio, del sapere chi fosse e perché stesse su quel campo, torna indietro e durante una lunga - lunghissima notte - riporta indietro e salva la vita a circa 75 uomini.

Doss sapeva che essere uomini vuol dire dare la vita. Doss sapeva che non avrebbe potuto guardare in faccia i suoi compagni, sua moglie e la sua vita non sarebbe stata la stessa, se non avesse ascoltato quella voce che gli gridava in fondo al cuore di tornare indietro.

Uomini e donne, entrambi sono chiamati a spendere la propria vita per qualcosa di grande. Ma mentre la donna dona la vita perché è in grado di portarla e accoglierla in sé; l’uomo dona la vita nel senso che è chiamato a mettere a rischio la sua di vita, per proteggerla.

Se qualcuno vuole parlare di patriarcato, incominci da questa storia, questo è il modello di uomo a cui aspirare per diventare pienamente se stessi. Non è un caso che Gesù - uomo per eccellenza - dona la sua vita sulla croce per la Salvezza di tutti.

È un cammino difficile, perché difficile è diventare veri uomini.

E va bene così…

È bello diventare veri uomini.

Buon cammino

F